*Amigdala* |
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| “IL SANGUE DEI RIBELLI”
“Una rivolta è in fondo il linguaggio di chi non viene ascoltato.” Martin Luther King
Prologo. Nel sogno è la voce di Gale che mi guida verso la porta. Non riesco a distinguere da dove arrivi, ma so che seguendola uscirò da questo inferno di fiamme. La stanza è completamente avvolta dal fumo dei tizzoni che ancora ardono al suo interno. Hanno bruciato tutto: i pochi mobili che avevamo, i vestiti, la divisa da muratore di mio padre, i libri che mia madre vendeva alla libreria. Ogni cosa è completamente inutilizzabile, persa in quel mare di cenere che soffoca le mie vie respiratorie e mi acceca gli occhi. Mi muovo a tentoni, aggrappandomi al debole suono delle urla di Gale, che fuori sta cercando di trovare più gente possibile da portare in salvo. Non è facile, le bombe esplodono a ogni angolo e il rumore degli hovercraft che volano in cielo rende impossibile orientarsi. Sorpasso due corpi distesi supini sul pavimento, le ossa giallognole là dove la carne è già scomparsa e qualche misero lembo di stoffa che si è salvato dal fuoco, e le lacrime mi scorrono sulle guance già bagnate. Sono i miei genitori quelli? Non riesco a capirlo, non riesco a muovermi, a respirare. Non riesco a fare niente. -Andiamo Astrea, muoviti!- Gale sfonda la porta di legno, a soli pochi metri da me, e mi afferra per un braccio, facendomi cenno di camminare svelta, di scappare dal quell’edificio pericolante che è divenuta la mia casa. Lo seguo come un automa, mettendo un piede davanti all’altro senza neanche vedere dove sto andando, fra le mani un paio di libri e un medaglione che sono riuscita a salvare dalle fiamme. -Forza, forza- mi sprona, ma… a che scopo? Non sono preparata allo spettacolo che mi aspetta fuori, in strada. Il nostro Distretto ormai non c’è più, al suo posto c’è un campo arido di macerie infuocate, corpi arsi e lamenti di dolore. Ma non c’è tempo di guardare meglio, Gale mi trascina verso il bosco, al riparo dai missili che continuano a piovere su di noi e su quella che era la nostra casa. Ci fermiamo solo quando gli alberi hanno sostituito gli scheletri degli edifici e mentre guardo i superstiti sento un buco all’altezza del cuore che mi trafigge l’anima. Poi Gale si volta, parla a tutti noi. -Dobbiamo andare, troveremo un posto dove riposarci strada facendo.- Lo guardo. Guardo gli altri che, esausti, cercano di mostrarsi coraggiosi per far forza ai loro figli, tremanti di paura e con i volti rigati di pianto. Non abbiamo più una casa, ma siamo ancora qui e combatteremo finché avremo fiato in corpo. -Avanti- dico, con voce sorprendentemente salda. –E’ meglio muoverci, qualche Pacificatore potrebbe venire a controllare che non sia rimasto più nessuno.- E c’incamminiamo per il bosco, la via che si apre incolta di fronte a noi.
Spazio autrice: ok, dopo millenni che progettavo questa storia, sono riuscita finalmente a iniziarla *parte scroscio d'applausi xD* Non succede molto in questo piccolo prologo, ma ho pensato che potesse essere un modo carino cominciare questa fan fiction con il ricordo di ciò che è successo ad Astrea, la nostra protagonista, mentre il Distretto 12 veniva fatto esplodere dalle bombe di Snow. Scopriamo che quindi che Gale è riuscito a salvare anche lei, che i suoi genitori sono morti, ma che nonostante tutto non si è fatta buttare giù e ha subito spronato gli altri superstiti a mettersi in marcia per cercare un posto riparato. Premetto che devo ancora rileggermi Mockingjay e che quindi il capitolo 1 potrebbe arrivare un po' più in qua, ma se non la iniziavo stasera non ero contenta quindi spero che porterete pazienza e attenderete l'arrivo del prossimo pezzo *-* Non ho più niente da dire, grazie a chi ha letto! Alys
EFPEdited by *Amigdala* - 29/9/2012, 00:19
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